IT201900012276A1 - Dispositivo di erogazione - Google Patents

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IT102019000012276A
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Valentino Stenghel
Leonardo Righi
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Coster Tecnologie Speciali Spa
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Description

DESCRIZIONE
di una domanda di brevetto per Invenzione Industriale avente titolo:
“Dispositivo di erogazione”
CAMPO DELL’INVENZIONE
Il presente trovato è relativo a un dispositivo di erogazione.
In particolare si riferisce a un dispositivo di erogazione per aerosol.
STATO DELLA TECNICA
Sono noti dei dispositivi di erogazione dotati di un tappo erogatore. Il tappo erogatore prevede una porzione mobile che viene ruotata per posizionarsi in una configurazione di erogazione o in una configurazione di chiusura, in cui l’erogazione è impedita.
Dato che i tappi devono essere molto economici, e di solito realizzati in pochi pezzi realizzati per stampaggio per iniezione di una materia plastica, è difficile realizzare dei cinematismi di attuazione di tali movimenti che siano
 
sufficientemente stabili e resistenti all’utilizzo e anche a eventuali colpi che l’erogatore può subire, specialmente quando in posizione di chiusura.
RIASSUNTO DELL’INVENZIONE
Scopo del presente trovato è quello di realizzare un dispositivo di erogazione che sia perfezionato rispetto alla tecnica nota.
Un ulteriore scopo del trovato è quello di realizzare un dispositivo di erogazione che preveda almeno una posizione di chiusura più stabile e affidabile rispetto a quella dei dispositivi di erogazione noti.
Vantaggiosamente il dispositivo di erogazione del trovato fornisce un’elevata resistenza ad un carico assiale che può gravare sul dispositivo; ciò risulta molto utile nelle fasi di accatastamento e trasporto del dispositivo quando esso è riempito di un prodotto da erogare.
Questo ed altri scopi sono raggiunti da un dispositivo di erogazione realizzato secondo gli insegnamenti tecnici delle annesse rivendicazioni.
BREVE DESCRIZIONE DELLE FIGURE
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’innovazione risulteranno evidenti dalla descrizione di una forma preferita ma non esclusiva del dispositivo, illustrata a titolo
 
esemplificativo e quindi non limitativo nei disegni allegati, in cui:
la figura 1 è una vista prospettica di un tappo erogatore del dispositivo della presente invenzione, quando in posizione di chiusura;
la figura 2 mostra il tappo erogatore di figura 1 da una diversa angolazione;
la figura 3 è una vista prospettica del tappo erogatore di figura 1, in posizione di erogazione;
la figura 4 è una vista prospettica del tappo di figura 3 da una diversa angolazione;
la figura 5 è una vista da dietro del tappo, nella posizione di chiusura;
la figura 6 è una vista da dietro del tappo, nella posizione di erogazione;
la figura 7 è una sezione semplificata del tappo nella posizione di chiusura;
la figura 8 è una sezione semplificata del tappo nella posizione di erogazione;
la figura 9 è una vista prospettica di un elemento di base dell’erogatore;
 
la figura 10 è una vista in pianta dell’elemento di base di figura 9; e
la figura 11 è una vista prospettica dal basso di un elemento mobile del tappo erogatore.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELL’INVENZIONE
Con riferimento alle figure citate viene mostrato un dispositivo di erogazione indicato complessivamente con il numero di riferimento 10.
Con riferimento alla figura 7 si nota che il dispositivo di erogazione 10, comprende un contenitore 11 che alloggia sotto pressione un fluido (o sostanza) da erogare; il contenitore è associato a una valvola 12 di erogazione dotata di uno stelo 13 cavo attraverso il quale avviene l’erogazione del fluido.
Il contenitore 11 è, in pratica, una bomboletta di tipo aerosol che contiene al suo interno un gas pressurizzato che permette l’espulsione attraverso lo stelo cavo 13 di un fluido da erogare.
La valvola 12 di erogazione può essere fissata convenzionalmente a un fondello 15 che chiude il contenitore stesso. Essa può prevedere un tubicino pescante immerso nel fluido da erogare; nel contenitore, al di sopra del fluido, può essere previsto un gas in pressione che all’apertura della valvola spinge il fluido da erogare attraverso il tubicino pescante fino allo stelo cavo.
Ovviamente è possibile che il fluido da erogare sia incluso all’interno di un sacchetto deformabile collocato internamente al contenitore. In tal caso il gas pressurizzante e il fluido da erogare non risultano in contatto in quanto il sacchetto (opportunamente fissato a tenuta alla valvola) isola il fluido da erogare dal gas.
Il contenitore 11 è associato a un tappo erogatore 1 (ad esempio fissato a scatto al fondello 15 della valvola, oppure fissato a scatto direttamente al contenitore, ad esempio a un bordino ricavato sulla spalla del contenitore).
Il tappo erogatore comprende un elemento di base 3 (figura 9) rotabilmente connesso a un elemento mobile 4 (figura 11).
L’elemento mobile 4 è incernierato (in 90) a un pulsante 2 in cui è ricavato un canale di erogazione dotato di una prima estremità 2A calzata sullo stelo e di una seconda estremità 2B comprendente un ugello 6 di erogazione.
Vantaggiosamente l’elemento mobile 4 (insieme al pulsante) sono ricavati in un unico pezzo, ad esempio per stampaggio a iniezione di una materia plastica.
L’incernieramento 90 può essere realizzato tramite un alleggerimento della plastica che connette il pulsante con la restante parte dell’elemento mobile.
Anche l’elemento di base 3 può essere realizzato in un unico pezzo, sempre per stampaggio di materia plastica.
La materia plastica utilizzabile può essere una o più tra quelle di seguito elencate: PP, PE, etc.
È possibile realizzare l’elemento mobile 4 e l’elemento di base in colorazioni diverse fra loro.
L’ugello 6 di erogazione può essere direttamente ricavato per stampaggio nel pulsante oppure può essere presente una pastiglia 101 che consente la formazione di un aerosol.
Fra l’elemento di base 3 e l’elemento mobile 4 sono previsti almeno un primo 40 e un secondo riscontro 41 atti a limitare la rotazione dell’elemento mobile 4 rispetto all’elemento di base 3 fra almeno una posizione di chiusura in cui il pulsante 2 riscontra un fermo 30 che ne impedisce la corsa, e una posizione di erogazione in cui il pulsante 2 è libero nella sua corsa.
Nell’esempio descritto i riscontri 40, 41 cooperano con una aletta 31 che si protende dal pulsante 2 verso l’elemento di base 3, proprio per limitare il movimento in rotazione dell’elemento mobile 4 rispetto all’elemento di base 3.
In posizione di erogazione, e quindi quando l’aletta 31 è a contatto con il primo riscontro 40, l’aletta 31 può penetrare in un solco 35 (o ribassamento rispetto al piano del fermo 30) che consente l’affondo del pulsante 2; nella posizione di chiusura una base 310 dell’aletta riscontra invece una superficie di fermo 30 che impedisce ogni corsa al pulsante.
 
Nella figura 9 si può notare che il fermo 30 ha una estensione ‘angolare’ piuttosto rilevante. La posizione di erogazione risulta sostanzialmente univoca, e si verifica quando la posizione reciproca dell’elemento mobile 4 e dell’elemento di base 3 è tale per cui l’aletta 31 sia allineata al solco 35.
Sono invece possibili più posizioni di chiusura intermedie (in cui è impedita una ‘corsa’ del pulsante), per ogni posizione angolare della aletta 31 (e quindi dell’elemento mobile 4 rispetto all’elemento di base 3) compresa tra il primo 40 e il secondo riscontro 41 (ad eccezione di quando l’aletta 31 si trova in corrispondenza -o molto vicino- al solco 35).
Nella posizione di chiusura (in cui l’aletta 31 è sostanzialmente poggiata al secondo riscontro 41), si può notare che il fermo 30 presenta una superficie estesa 30A, che fornisce un migliore supporto (in appoggio) per la base 310 dell’aletta.
Sempre dalla figura 9, si può notare che i riscontri 40 e 41 possono comprendere delle superfici spallate (sostanzialmente verticali) proprio per limitare il movimento dell’aletta 31 (e quindi dell’elemento mobile) durante il normale utilizzo.
Quindi, durante il normale utilizzo, la movimentazione dell’elemento mobile 4 è tale per cui l’aletta 31 rimane sempre nel tratto compreso tra il primo riscontro 40 e il secondo riscontro 41.
 
Come si può notare, in particolare dalla figura 10, l’angolo β formato tra il primo 40 e il secondo riscontro 41 può essere di circa 45°.
Tornando alle figure 5 e 6, si nota che il tappo erogatore comprende una prima superficie inclinata 50 realizzata a vista sulla superficie esterna dell’elemento mobile 4 che riscontra, almeno in una posizione di chiusura, una seconda superficie inclinata 51 realizzata a vista sull’elemento di base 3, in modo da garantire un’elevata resistenza al carico assiale, vantaggiosamente utile nelle fasi di accatastamento e trasporto del prodotto finito.
Vantaggiosamente la prima superficie inclinata 50 si estende quasi per l’intero perimetro esterno dell’elemento mobile 4. È poi prevista una prima spalla 55 che congiunge le estremità della prima superficie inclinata 50.
La seconda superficie inclinata 51 è preferibilmente corrispondente alla prima superficie inclinata 50, ed è realizzata sull’elemento di base 3.
Anche la seconda superficie inclinata 51 si estende quasi per l’intero perimetro esterno dell’elemento di mobile 4. E poi prevista una seconda spalla 56 che congiunge le estremità della seconda superficie inclinata 51.
 
Vantaggiosamente la prima 50 e la seconda superficie inclinata 51 sono configurate ad elica o a vite; l’elica (o vite) può avere passo compreso da 2 a 20 mm (preferibilmente 6 mm).
Alternativamente la prima e la seconda superficie possono presentare un angolo α di inclinazione costante che può essere compreso tra 2° e 20°, vantaggiosamente 5°.
La seconda spalla 56 può risultare risulta vicina o a contatto con la prima spalla 55 almeno quando il tappo erogatore 1 è in detta posizione di erogazione.
Nella posizione di chiusura, che corrisponde alla posizione in cui l’aletta 31 è sostanzialmente a contatto con il secondo riscontro 41, la prima 50 e la seconda superficie inclinata 51 risultano a contatto in modo che non sia possibile più alcun ulteriore movimento in rotazione oltre la posizione di chiusura estrema.
Di fatto la prima e la seconda superficie inclinata sono come ‘avvitate’ l’una sull’altra. Dunque, nella posizione di chiusura, esiste un saldo appoggio tra la prima 50 e la seconda superficie inclinata 51.
Il contatto tra le due superfici inclinate 50, 51, (nella posizione di chiusura) consente all’elemento mobile 4 di reggere un elevatissimo carico assiale, anche accidentale, diretto o indiretto.
 
Ciò risulta particolarmente utile durante le fasi di trasporto del dispositivo di erogazione in configurazione finale, ovvero quando il contenitore 11 risulta riempito del fluido da erogare, e quindi il dispositivo di erogazione 1 risulta particolarmente pesante.
Anche nell’ipotesi in cui l’elemento mobile 4 risulti caricato da una forza assiale accidentale (ad esempio dovuta ad altri dispositivi di erogazione ad esso sovrapposti, oppure in presenza di urti che gravano direttamente o indirettamente sull’elemento mobile 4 stesso) l’appoggio reciproco fornito dalle superfici inclinate 50, 51 consente di trasferire la forza accidentale in maniera quasi totale all’elemento di base 3, consentendo quindi di mantenere l’integrità strutturale e funzionale del tappo erogatore.
Al fine di ottenere una migliore limitazione del movimento angolare tra l’elemento mobile 4 e l’elemento di base 3, è possibile prevedere sull’uno un ulteriore aletta 31A (o nervatura) che coopera con un ulteriore primo 40A e secondo riscontro 41A previsti sull’altro (esattamente come mostrato nelle figure 9 e 11.
Nelle figure, l’ulteriore aletta 31A o nervatura è prevista sull’elemento mobile, mentre gli ulteriori riscontri sono previsti sull’elemento di base, ma è tuttavia possibile una configurazione invertita.
 
Vantaggiosamente l’angolo β’ previsto tra l’ulteriore primo 40A e secondo ulteriore riscontro 41A sarà uguale all’angolo β formato tra il primo 40 e il secondo riscontro 41.
Ovviamente, quando si raggiunge la posizione di chiusura, ovvero quando la prima 50 e la seconda superficie inclinata 51 sono a contatto, l’ulteriore aletta 31A sarà sostanzialmente a contatto con il secondo ulteriore riscontro 41A. In posizione di erogazione invece l’ulteriore primo riscontro 40A verrà a contatto con l’ulteriore aletta 31A.
Nell’esempio descritto l’elemento mobile 4 comprende una superficie cilindrica piana 79 impegnata in una gola 71 ricavata nell’elemento di base 3; la superficie di appoggio 74 risulta realizzata su di un fondo della gola 71.
La superficie cilindrica piana 79 dell’elemento mobile 4 può essere indentata rispetto alla prima superficie inclinata 50. E quindi la prima superficie inclinata 50 ‘sporge’ dalla superficie cilindrica piana.
Invece la seconda superficie inclinata 51, definisce la quasi totalità del bordo libero dell’elemento di base 3. Insieme con la seconda spalla 56, la seconda superficie inclinata 51 definisce interamente il bordo libero dell’elemento di base 3.
Risulta ovviamente possibile anche una configurazione speculare, in cui il bordo libero dell’elemento mobile è definito dalla prima superficie inclinata 50 (e dalla prima spalla 55),
 
mentre l’elemento di base prevede la superficie cilindrica piana da cui ‘sporge’ la seconda superficie inclinata, e la gola è prevista nell’elemento mobile.
Tornando alla descrizione della figura 10, si nota che la superficie di appoggio 74 può essere discontinua e comprende preferibilmente almeno tre mensole 74A, 74B, 74C angolarmente disassate.
Come si vede dalle figure 9 e 10, le mensole 74A, B, C, possono supportare una parete 65 che definisce detta la gola 71.
Il primo riscontro 40 e il secondo riscontro 41 possono essere realizzati proprio su questa parete 65, che può essere sostanzialmente anulare (mentre in pianta risulta circolare).
Anche l’ulteriore primo riscontro 40A e l’ulteriore secondo riscontro 41A possono essere realizzati sulla parete 65.
La parete 65 può inoltre comprendere almeno un dentino 60 (o sporgenza) che coopera a sottosquadro con bordino sporgente 61 dell’elemento mobile 4 per l’accoppiamento reciproco a scatto fra l’elemento mobile 4 e l’elemento di base 3.
Il dentino 60 può essere discontinuo, e può presentare ad esempio tre settori.
In questo modo è impedito il disaccoppiamento dell’elemento mobile e dell’elemento di base (durante il normale utilizzo e durante la movimentazione).
 
Per segnalare ad un utilizzatore il raggiungimento della posizione di erogazione e/o della posizione di chiusura l’elemento mobile 4 può comprendere una aletta flessibile 70 che coopera con almeno un primo 72 e un secondo pilone 73 in corrispondenza di detta posizione di chiusura apertura.
Questo permette di generare un rumore di scatto al raggiungimento delle predette posizioni, che indica a un utilizzatore il raggiungimento della configurazione desiderata.
Vantaggiosamente il primo 72 e il secondo pilone 73 si estendono a sbalzo dalla parete 65. Vantaggiosamente essi sono angolarmente distanziati di un angolo Ω, che è inferiore all’angolo β. Ad esempio l’angolo Ω può essere di 35° se l’angolo β è di 45°.
Sono state descritte varie forme di realizzazione dell’innovazione, ma altre potranno essere concepite sfruttando lo stesso concetto innovativo.
 

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di erogazione (10), comprendente un contenitore (11) che alloggia sotto pressione un fluido da erogare, il contenitore comprendendo una valvola (12) di erogazione dotata di uno stelo (13) cavo attraverso il quale avviene l’erogazione del fluido, il contenitore (11) essendo associato a un tappo erogatore (1), il tappo erogatore comprendendo un elemento di base (3) rotabilmente connesso a un elemento mobile (4), l’elemento mobile (4) essendo incernierato a un pulsante (2) in cui è ricavato un canale di erogazione dotato di una prima estremità (2A) calzata sullo stelo e di una seconda estremità (2B) comprendente un ugello (6) di erogazione, fra l’elemento di base (3) e l’elemento mobile (4) essendo previsti almeno un primo (40, 40A) e un secondo riscontro (41, 41A) atti a limitare la rotazione dell’elemento mobile (4) rispetto all’elemento di base (3) fra almeno una posizione di chiusura in cui il pulsante (2) riscontra un fermo (30) che ne impedisce la corsa, e una posizione di erogazione in cui il pulsante (2) è libero nella sua corsa, il tappo erogatore (1) prevedendo una prima superficie inclinata (50) realizzata a vista sulla superficie esterna dell’elemento mobile (4) che riscontra, almeno in una posizione di chiusura, una seconda superficie inclinata (51) realizzata a vista sull’elemento di base (3) in modo da impedire l’ulteriore avvicinamento tra l’elemento mobile (4) e l’elemento di base (3) anche in presenza di un carico assiale che grava direttamente o indirettamente sull’elemento mobile (4).
  2. 2. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui la prima superficie inclinata (50) si estende per la maggior parte del perimetro esterno dell’elemento di mobile (4) e una prima spalla (55) congiunge le estremità della prima superficie inclinata (50), e/o in cui la seconda superficie inclinata (51) si si estende per la maggior parte del perimetro esterno dell’elemento di base (3) e una seconda spalla (56) congiunge le estremità della seconda superficie inclinata (51) e/o in cui la seconda superficie inclinata (51) è corrispondente alla prima superficie inclinata (50) e/o in cui la seconda spalla (56) risulta vicina o a contatto con la prima spalla (55) almeno quando il tappo erogatore (1) è in detta posizione di erogazione.
  3. 3. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui la prima (50) e/o la seconda superficie inclinata (51) hanno conformazione a elica, preferibilmente con un passo compreso tra 2mm e 20mm, ancora più preferibilmente 6 mm.
  4. 4. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui la prima (50) e/o la seconda superficie inclinata (51) hanno una   inclinazione (α) rispetto all’asse del pulsante erogatore compresa tra 2° e 20°, preferibilmente di 5°.
  5. 5. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui almeno un bordo libero dell’elemento di base (3) o dell’elemento mobile (4) è almeno parzialmente definito da detta superficie inclinata (50, 51).
  6. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui fra l’elemento mobile (4) e l’elemento di base (3) è prevista una superficie di appoggio (74) piana, e/o in cui l’elemento mobile (4) comprende una superficie cilindrica (79) impegnata in una gola (71) ricavata nell’elemento di base (3), detta superficie di appoggio (74) essendo realizzata su di un fondo della gola (71), e/o in cui detta superficie di appoggio (74) è discontinua e/o comprende preferibilmente almeno tre mensole (74A, 74B, 74C) angolarmente disassate.
  7. 7. Dispositivo secondo la rivendicazione 3, in cui almeno una parete (65) che definisce detta la gola (71) comprende almeno un dentino (60) che coopera con bordino sporgente (61) dell’elemento mobile (4) per l’accoppiamento reciproco a sottosquadro fra l’elemento mobile (4) e l’elemento di base (3).
  8. 8. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui il primo (40) e il secondo riscontro (41) cooperano con un’aletta (31) che si protende dal pulsante (2) verso l’elemento   di base (3) rispettivamente in detta posizione di erogazione e in detta posizione di chiusura e/o in cui, in detta posizione di erogazione, l’aletta (31) penetra in un solco (35) che consente l’affondo del pulsante (2), e in detta posizione di chiusura una base (310) dell’aletta (31) riscontra una superficie di fermo (30).
  9. 9. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui fra l’elemento di base (3) e l’elemento mobile (4) sono previsti almeno un primo (40A) e un secondo ulteriore riscontro (41A) atti a limitare la rotazione angolare tra l’elemento di base e l’elemento mobile fra detta posizione di erogazione e detta posizione di chiusura.
  10. 10. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, in cui fra l’elemento di base (3) e l’elemento mobile (4) è prevista una aletta flessibile (70) che coopera con almeno un primo (72) e un secondo pilone (73) in prossimità di detta posizione di chiusura o apertura, per generare un rumore di scatto che indica a un utilizzatore il raggiungimento della posizione desiderata.
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